La gestione del mal di testa con la terapia manuale

  • 17 Settembre 2015
donna con le mani sulla testa

Il mal di testa è uno dei problemi più frequentemente visti dai professionisti sanitari, comportando considerabili sofferenze ai pazienti e determinando importanti costi socio-economici. Diverse strategie di trattamento sono state proposte per la gestione del mal di testa cervicogenico, tra le quali c’è il ricorso ai farmaci, terapie basate sul rilassamento e la terapia manuale. Per quanto riguarda la terapia manuale, i risultati dei precedenti studi sulla sua efficacia nel mal di testa sono equivoci, probabilmente perchè non sono stati identificati sottogruppi di pazienti che potrebbero beneficiare maggiormente di questo tipo di trattamento. De Las Penas in merito alla cefalea di tipo tensivo ha identificato che minore è la durata degli attacchi (inferiore a 8.5 ore) e la loro frequenza (inferiore a 5.5 volte per settimana), migliore è l’outcome a seguito della terapia manuale.

Per quanto riguarda la cefalea cervicogenica, Fleming ha riportato che gli outcome migliori si raggiungono quando è presente un aggravamento o un sollievo del mal di testa a seguito di particolari movimenti. Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse verso i meccanismi nocicettivi nel mal di testa, arrivando a stabilire che l’iperalgesia sia mediata da meccanismi periferici e centrali. Sembra accertato che la sensibilizzazione centrale sia più presente nella cefalea di tipo tensivo che in quella cervicogenica, rendendo gli outcomes molto variabili. Ma diversi studi hanno accertato che la diminuzione degli input nocicettivi periferici può modulare le risposte centrali (Staud et al, Herren-Gerber et al.), evidenziando ancora una volta i benefici che si possono ottenere dalla terapia manuale.

Nei pazienti con input periferici molto marcati il razionale del trattamento con la terapia manuale varia a seconda del tipo di mal di testa presente: nel cefalea di tipo tensivo potrebbe essere appropriato il trattamento e la disattivazione di alcuni trigger point presenti nello sternocleidomastoideo, nel trapezio superiore, nel temporale, nei muscoli suboccipitali, nell’obliquo superiore dell’occhio, nel retto laterale dell’occhio. Mobilizzazioni e manipolazioni del tratto cervicale insieme ad esercizi mirati alla sinergia flessori/estensori del collo possono essere vantaggiosi. Nella cefalea cervicogenica il trattamento dovrebbe prevedere la manipolazione o mobilizzazione del tratto cervicale superiore, del tratto toracico superiore e medio ed esercizi di resistenza mirati ai flessori profondi del collo. Nei casi in cui l’input nocicettivo sia mediato da aspetti più centrali, sarebbe appropriato aggiungere nel trattamento degli aspetti di tipo cognitivo/educazionale, non dimenticando di istruire i pazienti sui meccanismi fisiopatologici del dolore.

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