Mal di testa

SOFFRI DI CEFALEA? IL MAL DI TESTA E GLI ALTRI SINTOMI INTERFERISCONO CON LE ATTIVITA’ DELLA VITA QUOTIDIANA?  SEI PREOCCUPATO? 

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FACCIAMO CHIAREZZA: DEFINIZIONI, SEGNI, SINTOMI E DIFFICOLTA’

Il mal di testa, o cefalea, è un sintomo che colpisce almeno una volta nella vita la maggior parte di noi. 

Se nella gran parte dei casi la cefalea è benigna, infrequente e non disabilitante, altre volte può richiedere  attenzione in quanto sintomo di una condizione patologica sottostante o in quanto sindrome che, benché benigna, può interferire anche in modo significativo con le attività della vita quotidiana e ridurre la qualità di vita. 

Le cefalee si possono classificare quindi innanzitutto come primarie e secondarie. 

Le cefalee primarie sono delle sindromi (insiemi di segni e sintomi) che costituiscono esse stesse la patologia. In altre parole, non è presente una malattia sottostante che provoca la cefalea, è essa stessa la malattia . 

Queste condizioni sono quindi del tutto benigne, e l’obiettivo terapeutico, di conseguenza,  sarà quello di curare i sintomi: ridurre l’intensità, la durata e la frequenza degli attacchi di cefalea, riducendo di conseguenza la disabilità associata e migliorando la qualità di vita. 

Tra le forme più diffuse di cefalea primaria possiamo annoverare: 

  • l’emicrania, con o senza aura;
  • la cefalea di tipo tensivo;
  • le cefalee autonomico-trigeminali (ad es. la cefalea a grappolo).

La classificazione ed il conseguente trattamento di queste forme di mal di testa si basano sulle caratteristiche degli episodi. 

Le caratteristiche più rilevanti, solitamente, sono: 

  • l’intensità, la localizzazione e la qualità del dolore;
  • la presenza e la tipologia dei sintomi associati all’attacco di mal di testa, ad es. segni o sintomi neurologici focali transitori (aura), nausea/vomito, ipersensibilità alla luce (fotofobia), ipersensibilità ai suoni (fonofobia), etc.;
  • la durata dell’attacco;
  • l’effetto dell’attività fisica di routine sui sintomi (ad es. il mal di testa peggiora salendo le scale); 
  • la frequenza degli attacchi;
  • l’effetto del disturbo sulle attività di vita quotidiana. 

Le cefalee secondarie, come dice il nome stesso, sono sintomi secondari (causati) ad una patologia sottostante. 

In questo caso, al contrario che nelle cefalee primarie, l’obiettivo terapeutico sarà quello di risolvere o comunque gestire la condizione patologica che sta causando dolore alla testa. 

Sono molte le condizioni che possono determinare una cefalea secondaria o, in alternativa, che possono aggravare un quadro di cefalea primaria dando vita a quadri misti; tra queste: 

  • traumi o lesioni a testa o collo, ad es. colpo di frusta, trauma cranico, craniotomia…; 

  • patologie vascolari di testa e collo, ad es. arterite a cellule giganti (nota anche come arterite di Horton), ictus ischemico, emorragia intra-cranica, malformazioni vascolari (come aneurismi o malformazioni artero-venose) non rotte…;

  • patologie intra-craniche non vascolari, ad es. ipertensione intra-cranica ideopatica o secondaria, ipotensione intra-cranica (ad es post rachicentesi o “puntura lombare”), neoplasie, meningiti asettiche, etc…; 

  • uso di una sostanza o cessazione di tale uso, le sostanze in questione possono essere tra le più varie, dal monossido di carbonio alla cocaina, dai farmaci analgesici agli estrogeni, una forma particolare è la così detta Medication-overuse headache (associata ad un abuso di farmaci sintomatici in una persona che soffre di mal di testa);

  • infezioni intra-craniche, come la meningite e la meningo-encefalite (virali o batteriche), o sistemiche; 

  • condizioni di ipossia (ridotta concentrazione di ossigeno) o ipercapnia (aumentata concentrazione di anidride carbonica), anche in situazioni comuni quali in altitudine o in volo, facendo sub, se si soffre di apnee notturne, etc.;

  • alterazione dei livelli di pressione arteriosa; 

  • altre alterazioni dell’omeostasi (alterazioni del fisiologico equilibrio di un organismo); 

  • disturbi o patologie non traumatiche di testa (compreso lo splancnocranio, la “faccia”) e collo, ad es. disturbi cervicali / cervicalgia (cefalea cervicogenica), disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare (l’articolazione della mandibola con il cranio), problematiche a carico del naso e dei seni paranasali (rino-sinusiti), patologie dell’orecchio, malattie dell’occhio (come il glaucoma ad angolo chiuso)…;

  • patologie psichiatriche. 

In aggiunta, le società scientifiche di riferimento in materia (l’International Headache Society e l’International Association for the Study of Pain) individuano un’altra classe di disturbi: le neuropatie dolorose dei nervi cranici e gli altri dolori oro-faciali. 

Uno dei motivi  che rende complesso l’inquadramento delle cefalee è che tutte le condizioni che possono determinare una cefalea secondaria, possono anche peggiorare le caratteristiche cliniche (ad es. intensità, frequenza, durata) di una cefalea primaria preesistente. 

RACCOMANDAZIONI: TERAPIE E COMPORTAMENTI

Innanzitutto, pare utile individuare due diverse situazioni nelle quali tipicamente chi soffre di mal di testa decide di “far qualcosa per il suo problema”: la comparsa di una cefalea insorta da poco, con o senza apparente motivo, oppure una cefalea presente da molto tempo, che però è diventata oggetto della nostra attenzione per diversi motivi, ad es. è aumentata la frequenza, la durata o l’intensità, i sintomi si sono modificati, l’impatto di questo disturbo sulla nostra vita quotidiana è ora rilevante (talvolta semplicemente perché sono cambiate le nostre abitudini o priorità). 

Quale che sia la situazione specifica, consultare un clinico esperto è la scelta raccomandata, ma perché? 

  • esistono condizioni gravi (vedi paragrafo sulle cefalee secondarie) che possono mimare quadri benigni come quelli di emicrania, cefalea tensiva, cefalea cervicogenica, etc.;
  • l’eccessivo uso di farmaci sintomatici può determinare una Medication-overuse headache, una condizione nella quale l’abuso di farmaci determina un peggioramento della cefalea;
  • d’altro canto, non trattare gli episodi di mal di testa porta, anche questo, a lungo termine ad un peggioramento della cefalea; 
  • senza una diagnosi accurata non è possibile scegliere il percorso terapeutico adatto;
  • viene proposto di tutto come rimedio per il mal di testa, spesso però senza alcuna prova scientifica a sostegno.

Ma a chi rivolgersi? 

I professionisti coinvolti nel trattamento della cefalea sono molteplici e dipendono dalla tipologia specifica di mal di testa. Coloro che più spesso si occupano di questa classe di disturbi sono: 

  • medico specialista nella gestione delle cefalee (spesso neurologo, ma anche farmacologo, endocrinologo…);
  • fisioterapista specialista nella gestione delle cefalee (spesso specializzato nella gestione del dolore muscoloscheletrico);
  • psicoterapeuta;
  • professionisti specifici nel caso di cefalee secondarie a patologie specifiche, ad es. otorinolaringoiatra, odontoiatra, oculista, etc;
  • il medico curante.

Ciascuno di questi ci potrà indicare il percorso diagnostico e terapeutico più appropriato, coinvolgendo o meno anche una o più delle altre figure. Ovviamente, nel caso siano coinvolti più professionisti, è bene che l’approccio sia interdisciplinare (che tali professionisti si confrontino sul caso specifico). 

E’ meglio fare un esame prima di prenotare una visita? 

Non esiste un esame strumentale (risonanza magnetica, TC, radiografia…)  o di laboratorio (esami del sangue…) utile per tutte le forme di cefalea. Pertanto è bene consultare in prima battuta un clinico esperto.

Cosa possiamo fare per aiutare il clinico ad aiutarci? 

E’ molto utile, anche in autonomia, tenere un diario del proprio mal di testa, questo sarà prezioso sia in fase diagnostica che per pianificare il trattamento. 

Il diario consiste nella raccolta quotidiana delle caratteristiche del mal di testa, tra le informazioni principali: 

  • cefalea sì/no;
  • intensità da 0 (nessun dolore) a 10 (il peggior dolore possibile);
  • durata dei sintomi in ore;
  • sintomi associati, ad es. parestesie (“formicolii”), fotofobia (ipersensibilità alla luce), fonofobia (ipersensibilità ai suoni), nausea/vomito, capogiri o vertigini, etc.;
  • farmaci assunti e loro effetto.

E per i più “digitali”, esistono anche delle app davvero comode per raccogliere le suddette e molte altre informazioni utili. 

 

 

Contenuti a cura del dott. Mario De Marco;

grafica e immagini a cura di Emanuele Santi.

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